Le ristrettezze dell’emergenza fanno emergere aspetti impensabili di Sé.
Ogni persona segue, nello stile della propria vita, alcuni o molti punti di riferimento interiori, per esempio l’osservanza delle feste, sia settimanali, come la Domenica, sia quelle eventuali di ogni mese.
Qualcuno ha l’abitudine di conservare nel proprio cellulare le date del compleanno e persino dell’onomastico delle persone a cui è affezionato.
Ci sono 16 feste in un anno, contando quelle religiose e quelle pagane.
Compleanni e onomastici potrebbero essere tanti, includendo anche i propri.
Inoltre queste stesse persone potrebbero desiderare di partecipare ai matrimoni e funerali, alle tesi di laurea degli amici o figli degli amici e anche ad altri inviti celebrativi.
Per alcune persone le date di questi appuntamenti sono molto importanti, cosicché, queste persone di genere celebrativo, non mancano mai di festeggiarli o quantomeno di notificarli alle persone interessate.
Ci sono invece persone che a malapena si ricordano del proprio compleanno e che, magari, viene ricordato da altri.
Qualora i festeggiati siano quasi costretti a rammentarsene, brontolerebbero verso chi è disposto a celebrarlo, ahimè ho un anno di più!
La vita di coloro che invece tengono alle celebrazioni ,seppur anche contenute, è costellata da questi appuntamenti che danno appunto un senso al loro tempo.
Ora il tempo del virus è atemporale.
Il virus è un male anarchico che svolazza in tutto il mondo senza controllo, ammalando e uccidendo persone, o accorciando loro la vita.
Quindi è un nemico memorabile che si oppone alle festività, alle celebrazioni, sconvolgendo gli appuntamenti e tutti i rituali del globo, sostituendosi ad essi, incluse le festività sacre.
Voi comprendete che queste persone, che senza nemmeno rendersi conto hanno impostato la loro vita attribuendo un colore emotivo alle festività, sono in questo periodo del virus imperante molto in crisi.
Queste persone sono molto disorientate, ma non se accorgono, e manifestano un senso di frustrazione che per i familiari e per altri possono essere inspiegabili.
Certo si può pensare che la stizza del frustrato sia espressa per non poter uscire liberamente, come prima dell’epoca del virus, ma meno per essere impedito di andare a messa la Domenica e doversi accontentare di vedere la celebrazione sacra solo in tv.
Naturalmente l’irrequietezza si manifesta quasi tutti i giorni, perché ci saranno molte probabilità che ci sia sempre un appuntamento al quale si potrebbe mancare.
La ritualità è in questo periodo del virus completamente interrotta e per queste persone si interrompe un processo e un senso di vita.
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Le 16 festività: Primo dell’anno, Epifania, San Valentino, Carnevale, Pasqua e Pasquetta, Festa della Liberazione, Festa della Donna, Festa del Papà, Festa del Lavoro, Festa della Mamma, Festa della Repubblica, Ferragosto, Tutti i Santi, Ognissanti, Immacolata Concezione, Natale e Santo Stefano. E poi e tutte le Domeniche.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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