La famiglia tradizionale è composta di due persone, specialmente in Italia dove, anche se non sempre dichiarato, il tessuto sociale é in prevalenza cattolico; nei fatti la cultura mediterranea si è sempre ispirata a principi conformi a una morale che prevedeva l’unione della famiglia attorno ai figli.
I genitori di sesso opposto creavano vita al maggior numero di figli considerando sia le opportunità biologiche, sia i desideri, sia le condizioni economiche. La vita nucleare di una famiglia era ideologicamente concepita per un tempo indeterminato, in altre parole, per sempre.
L’amore era il presupposto che sosteneva la donna e l’uomo al fine di concepire figli.
Figli e amore sembrano essere i cromosomi specifici per fabbricazione della cellula famiglia.
Cosa accade ora? C’è una nuova famiglia?, C’è una nuova mamma, un nuovo padre?
Con la globalizzazione, diversi costumi, principi morali, vediamo che nuova famiglia può significare semplicemente indipendenza e separazione dalla famiglia di origine. Una donna giovane che vive in un proprio alloggio e che è economicamente indipendente, ha già creato interiormente una nuova famiglia, intesa come proprio spazio esteno/interno. Lo stesso vale per l’uomo.
Gli individui possono continuare la loro vita senza contratti, legami affettivi stabili e senza figli per molto tempo almeno sino a mezza età. Una cospicua parte di loro, in seguito, aderisce alla convivenza, alcuni al matrimonio, altri desiderano e ottengono di avere figli.
Molte donne non desiderano avere figli, sebbene i loro compagni uomini invece, non disdegnerebbero di nominare eredi.
Succede anche che l’omosessualità che è apertamente diffusa in tutto il pianeta, crea condizioni di convivenza e anche di matrimonio, di tipo misto. Succede che donne che vivono in coppia tra donne e ottengono indirettamente di avere figli. Lo stesso accade a uomini che vivono tra uomini e che adottano o ottengono indirettamente figli.
Il cosidetto utero in prestito o in affitto, mette culturalmente e simbolicamente la figura materna in una posizione differente dalla madre tradizionale.
Assistiamo a una trasformazione culturale, dove i figli non sono al centro completo degli interessi di alcune madri o di alcuni padri.
Succede che certe abitudini a causa di difficoltà economiche siano rovesciate. Il Padre assume il ruolo di mammo perché è disoccupato e svolge tutti i lavori di accudimento e domestici, mentre la madre si sente più fallica perché svolge un lavoro professionale, assai remunerato e prestigioso da un punto di vista sociale.
La funzione di accudimento dei nonni è spesso diminuita, cosicché anche la famiglia tradizionale richiede un turn-over al lavoro, specie se le persone si spostano e vivono in altre città diverse da quelle d’origine.
Non parliamo della crisi economica di questo ciclo di vita e della povertà che aggrava di molto quanto diciamo. Si potrebbe anche aggiungere che la crisi economica che mai è veramente mancata nella nostra società occidentale, con il suo peggioramento abbia creato condizioni anche disperato per l’essere madre e padre.
Alcune donne non desiderano figli, altre vogliono avere figli da sole.
Ci sono poi i figli disabili e ci si può immaginare con quale difficoltà vengano gestiti dalle madri o dai padri o si spera da entrambi.
Il nodo della maternità surrogata comunque genera dubbi, insicurezza, caduta di certi valori per alcune persone.
L’educazione dei figli poi nelle famiglie in crisi è oggetto di confusione.
Cosa è l’autorità? Cosa è l’autorevolezza? Bisogna lasciare che i ragazzi siano liberi oppure costringerli alla obbedienza delle regole ?
Il buon senso è sottoposto a severi esami. Molte mamme sono fragili e si sentono maggiormente inadeguate!
Se fino poche decadi fa’ i genitori tendevano, magari sbagliando, a imporre i propri valori ai figli, molti genitori oggigiorno, non riconoscono in se stessi i punti di riferimento adeguati per educare con alcune regole.
Si alimenta spesso un circolo vizioso. La fragilità delle madri e dei padri viene captata dai figli e spesso sono loro che debbono aiutare i genitori a non sentirsi depressi e fallimentari.
I matrimoni, le coppie stabili, se un tempo erano a tempo indeterminato spesso, dopo diversi anni o anche prima si consumano. L’insicurezza degli individui li porta a richiedere molto al partner e così è facile che la struttura di coppia relazionale salti.
Occorre ripristinare per vivere all’interno della dinamiche sociali tanta pazienza, spirito di osservazione, condivisione, immedesimazione, comprensione, mettendosi nei panni degli altri in un mondo in continuo cambiamento!
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
__________________________________________
E tu come la pensi? Scrivimi un commento o inviami una domanda all'indirizzo roberto.pani@unibo.it...
Penso siano rilevanti la chiarezza dei propri desideri e l’ascolto di sè e dell’altro in coppia in primis.
Inoltre distinguerei tra autorità: dove l’accento cade, a mio avviso, sulla difficoltà a sentire punti di riferimento anche nel cambiamento, e, invece, autorevolezza in cui l’accogliere una norma non significa non poterla migliorare.
Aggiungeri quanto sia preziosa l’indipendenza, ma ancora di più: dinanzi ai cambiamenti non sempre piacevoli, come la perdita di lavoro o la precarietà, sia essenziale l’autonomia emotiva.
Condivido che la pazienza sia importante per dar forma ad una progettualità: un modo per trovare alternative invece della confusione?
Raffaella