Gli uomini della preistoria riconoscevano l’ambiente circostante e nel qual per lo più in virtù dell’olfatto, come del resto molti animali della foresta.
L’olfatto era molto potente, quasi una specie di radar e permetteva di isolare un oggetto sia di pericolo che di piacere e di desiderio ancora prima di averlo visto. Con l’avanzare degli anni inoltre la vista calava presto e gli occhiali non esistevano per odorare selettivamente era importante.
Profumo è anche un romanzo di Suskind del 1985 che è anche diventato un film. Ha ottenuto un successo mondiale, tradotto in più di venti lingue.
Jean-Baptiste Grenouille il protagonista è nato nel mercato più povero e maleodorante di Parigi.
Il ragazzo è dotato di un olfatto sovrumano, ma è completamente privo di un proprio odore, nonché incapace di provare qualunque sentimento umano, ma soltanto l’odore inebriante e magico per lui degli esseri umani, in particolare di certe donne.
L’odore del corpo umano ha a che fare con la nostra identità corporea: il neonato riconosce la madre dall’odore e anche in virtù dell’odore egli si sente di mantenere una continuità con lei.
L’odore è anche comunicazione che avvicina a chi ci attrae o può allontanarci da ciò che è sgradevole o nocivo.
Alcuni studi psicologici ci mostrano visivamente come le persone gradite siano mantenute spontaneamente ad una certa distanza così come avviene l’inverso.
Tale distanza /vicinanza è anche mediamente misurabile.
Il profumo può renderci gradevole sopra tutto sessualmente una persona e generare un secondo imprinting dopo quello materno con il quale si sviluppa un attaccamento a volte anche molto forte per non dire morboso.
Il cibo è notoriamente oggetto di odori e sapori.
Entrare nelle case private e nei ristoranti , percepiamo subito se non sono state osservare particolari precauzioni, la caratteristica personalità culinaria e cibaria di quell’ambiente.
Spicca spesso l’odore di minestrone, di cipolla e di aglio, di fritto o di grigliato, di lasagne al forno e ciò avviene ancora nelle portinerie da sempre tempo quelle situate da basso nei grandi palazzi.
Si trattava e si tratta di abitazioni e luoghi dove gli assistenti alla manutenzione abitavano in spazi ristretti e aperti alla colonna delle scale che propagavano ancora di più l’odore di cibo.
Molte persone ne sono disgustate specie se gli odori sono caratterizzanti. Immaginiamo nei Paesi orientali dove molte spezie tipo la curcuma, l’asola, curry.
Certamente a molta gente al contrario piace l’odore del cibo proveniente dalle cucine, stimola l’appetito e fa sentire l’ambiente familiare protettivo.
Alcuni odori sono associati a situazioni spiacevoli e viceversa. L’odore che proviene dalle pasticcerie è indubbiamente gradevole.
Quando andavo a scuole alle elementari sentivo prima di entrare in classe un odore di mille foglie appena sfornato dalla pasticceria che condizionava la mia mattinata scuola.
Oggi si aggiungono nuovi odori e profumi in virtù della globalizzazione e certamente queste aggiunte di nuove ricette ci arricchiscono, ma il rischio è quello di confonderci con troppi miscugli e di perdere la tradizione classica che vedono profumi guida in testa al nostro passato.
I miscugli degli ingredienti sono tanti e le ricette appaiono abbellite e sempre più ricche di troppi ingredienti che fanno a gara per non farsi riconoscere.
L’apprezzamento degli odori, meglio dire profumi della natura, sono per me gli odori base che andrebbero sempre mantenuti e coltivate.
Frutta e verdura raramente ci riportano all’odore emanato all’origine ossia di tanto tempo fa.
Spesso meno cotti sono i cibi e maggiormente rimandano all’odore del mare, delle erbe aromatiche, della frutta e di certe verdure.
L’odore buono, e sano ci offre un senso di vitalità, di spontaneità e profuma l’aria inquinata.
Le allergie agli odori, alle colonie e ai profumi artificiali sono tante e crescono sempre.
I mal di testa crescono e così il senso di rigetto verso certi profumi che su alcune persone considerano come nauseabonde.
Si tratta di allergie agi odori soggettive o di posadiventate croniche o di vere intollerabilità?
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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