Si tratta di un bel romanzo che si fonda su particolari esperienze di vita vissuta dell’autore, le cui emozioni si esprimono in rappresentazioni scritte. Appaiono lucide immagini e particolari scene che configurano una colonna sonora di intensa musicalità lungo tutto il romanzo.
Insomma si tratta di un romanzo lirico!
L’autore mentre si pone in ascolto di se stesso, costruisce una storia poetica attraverso un personaggio di nome Ninetto Romano che nel suo colorito percorso di vita narra un’avventura che unisce liricamente due mondi, quello italiano e quello newyorkese.
Mi viene in mente il film del regista Steno (Stefano Vanzina) del 1954, Un americano a Roma interpretato da Alberto Sordi. Si tratta di un film comico e satirico dove nel personaggio adolescenziale di Ferdinando Mericoni, detto Nando, si scorgono i sentimenti ingenui e romantici di speranza di molti Italiani verso un futuro idealizzato offerto dal panorama americano.
Ancor di più il musicista Renato Carosone nel 1956 con l’indovinata canzone-satira: Tu vo’ fa’ l’americano, otteneva un grande successo di pubblico e di critica.
E anche qui, imitare il presunto stile statunitense, adottando il modello whisky e soda, ballando il rock and roll, fumando sigarette americane, il mondo napoletano si inoltrava nel processo idealizzato della americanizzazione del dopoguerra.
L’America ricca e prosperosa, in quegli anni e in quelli successivi, veniva sognata e trasognata come una irraggiungibile chimera. La canzone napoletana faceva spesso l’occhietto ai costumi americani, e a Napoli si fabbricavano già i pantaloni jeans. Nei quartieri napoletani sembrava quindi che Carosone con la sua evocazione d’oltre alpe avesse fatto più che mai centro nel sollevare gli animi degli abitanti napoletani più poveri.
Ma circa dieci anni fa, Renzo Arbore ricordava in una trasmissione Tv che, in quegli anni, lui e un ristretto numero di amici circolavano per i quartieri di Napoli abitati dagli americani indossando jeans e arridendo ai presenti in inglese maccheronico e suonando la musica jazz.
Nel romanzo, La luna rossa, racconta tanto sul mondo napoletano e newyorkese di oggi costruendo un filo ininterrotto di sentimenti poetici.
Ninetto Romano si trova a New York e al suo pianoforte abbandona la mente ai profili dei grattacieli, al cielo e alla luna rossa che ha il potere magico di riportarlo a quando a Napoli era uno spensierato adolescente in compagnia del padre Jerry.
Ninetto e Jerry si guadagnavano da vivere suonando nei piccoli locali e in vari quartieri napoletani, e il ragazzo agognava che un impresario prima o poi lo avrebbe fatto rivivere insieme al padre accanto alla mamma America.
Le due popolose città Napoli e New York corrono infatti sullo stesso parallelo, il 41°, e appare che condividano il destino che solo un mondo poetico può tenere insieme.
Musica, teatro, balli come tarantella e tammuriata nel romanzo si intersecano con i folk, rock e blues e compaiono sullo sfondo di entrambe le città.
Superstizione e positivismo riusciranno ad andare sempre più a braccetto.
La storia di Jerry e Ninetto porta entrambi a realizzare definitivamente il loro sogno magico.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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