Bisogna premettere che ridere è una espressione emotiva nervosa che si può manifestare lievemente come un sorriso che indica che si trova divertente rilassante ciò che si ha ascoltato o a cui si è assistito visivamente.
Può essere una espressione forte sino a quella che chiamiamo esplosione emotiva senza controllo.
Infine esiste l’espressione emotiva del ridere cronico che rappresenta un disturbo vero e proprio perché non essendo controllabile diventa invalidante.
La risata nervosa come disturbo è un’esplosione inappropriata che scoppia contro la propria volontà cosciente, in situazioni che mettono in serio imbarazzo il soggetto che non riesce a contenere le emozioni connesse.
In casi importanti sembra che venga compromessa la capacità propriocettiva che rappresenta la sensibilità, grazie alla quale sentiamo i movimenti del nostro corpo anche a occhi chiusi.
Spesso durante una visita neurologica il medico chiede di chiudere gli occhi e di portare l’indice della mano destra al nostro naso, verificando in modo empirico la abilità dell’orientamento dei movimenti del nostro corpo e la sua lateralizzazione.
Infatti la rete di comunicazione tra sistema nervoso centrale e muscoli potrebbe essere stato traumatizzato dopo un incidente fisico. Se non ci sono lesioni del sistema nervoso centrale importanti, alcuni banali movimenti ripetitivi che devono mirare a ripristinare la corretta propriocettività, per riportare il corpo alla motilità equilibrata e normale.
In casi meno importanti, specialmente quando si è molto giovani il fenomeno del mancato controllo della risata a scoppio accade nelle situazioni meno adatte come quando si è guardati da una figura autorevole, a scuola quando il clima è severo, quando c’è un esame, al cinema, al teatro a un concerto di musica classica, ecc, l’evento si risolve spontaneamente.
Il ridere in ogni caso indica una fragilità emotiva che in alcuni casi deve essere autodenunciata.
E’ come se il soggetto non riuscisse più a sopportare la propria responsabilità di controllo di se stesso ed esplodesse al fine inconscio di notificarlo inconsciamente agli altri, vergognandosi e punendosi per questo disturbo imbarazzante anche per tutti coloro che sono presenti.
Il fenomeno di ridere può essere stimolato da una situazione di per sé comica, nella quale tutti ridono e trovano comico una certa specifico atteggiamento di una persona. La risata quindi sorge come sfogo di emozioni che precedentemente sono state trattenute con fatica.
Come ho detto, ridere è una espressione emotiva nervosa, ma se è contenuta genera liberazione e molto piacere.
Il fine è sempre quello catartico, cioè di liberare da ogni disagio la situazione pesante, trasformando in una risata collettiva.
E’ stato ampiamente osservato in vari studi recenti che ridere di per sé fa molto bene alla salute, sia a livello psicologico, fisiologico e neurologico, ma anche giova al sistema immunologico.
Può trasformare la depressione e l’ansia in felicità e creatività, ottimismo, riconquista del mondo perduto.
La risata aumenta in generale le catecolamine quindi l’entusiasmo e in particolare i livelli di vortioxetina, di serotonina, delle endorfine, dell’oxitocina e dopamina.
Può aumentare la pressione arteriosa per la gioia che suscita in quel momento, ma non in modo pericoloso.
E’ invece invalidante, quando il sorriso a scoppio diventa cronico e si manifesta tutte le volte che si dovrebbe essere seri e coinvolti nella concentrazione di una situazione impegnativa.
Gli altri s’aspettano da me che io prenda sul serio quanto mi viene detto e io invece li deludo perché rido sino a strapparmi le lacrime. Penseranno che io sia matta/o!
Ovviamente a parte gli esercizi che il fisiologo consiglia, l’intervento dello psicoterapeuta potrebbe essere assai utile, perché potrebbe riuscire a evidenziare come il ridere convulsamente fuori luogo, sia un’espressione emotiva di un corpo che parla attraverso messaggi somatici.
Ci potrebbe essere alla base un bisogno di manifestare conflitti inconsci, tenuti nascosti e censurati mai digeriti sino ad allora, ma che indicano anche attraverso altri segnali non riconosciuti, in aggiunta al ridere senza controllo.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Buonasera.
Eh si dottore ha proprio ragione.
Risus abunda in ore stultorum (se non sbaglio).
Ma quando si hanno eccessive responsabilità e non si riesce a fare fronte
può capitare di cadere in questo come in altre situazioni di sfogo. Anche quando si ha senso di inferiorità e timidezza in un ambiente che non è mai stato davvero il tuo.
Sa però cosa le dico, senza sminuire la sua affermazione: va bene, ma meglio questo a volte che altro. Una volta si diceva “ridanciano”.
Ok, meglio ridanciano che tossico o alcolizzato (anche qui con il massimo rispetto). Ognuno ha le sue dipendenze e le sue ossessioni e se le deve gestire al meglio.
Grazie ancora e buona sera.
sono d’accordo