Marilyn Monroe scriveva nei suoi diari che lungo la vita delle persone si dovrebbe maturare psicologicamente in fretta per realizzare i propri desideri e per gioire delle proprie scelte prima di diventare anziani e poi vecchi. In tal modo non si avrebbero tanti rimpianti, non si soffrirebbe per quel che non si è riusciti di realizzare, non si piangerebbe tutto ciò che si sperimenta di aver perso.
Il rimpianto in effetti è sia un’emozione e sia un sentimento: le emozioni sopraggiungono in noi improvvisamente e per breve tempo di fronte ad un evento che ci scalda o ci raffredda, cioè che ci piace o non ci piace.
Le emozioni dal cervello stimolano il sistema endocrino che secerne i neurormoni del piacere, quali dopamina, serotonina, endorfine, mentre la loro riduzione, insieme al cortisolo in eccesso, genera uno stato psicofisico depressivo.
I sentimenti sono stati psichici appresi che rimangono latenti fino a quando non vengono sollecitati anch’essi da avvenimenti significativi per la persona. I sentimenti permangono a lungo in noi e costituisco la colonna sonora emotiva che enfatizza ciò che viviamo nel mondo psichico profondo.
Il rimpianto è dunque un rammarico, che sotto forma di un pianto rivolto al passato fa render conto che certe atteggiamenti, comportamenti ed azioni sono venute meno e ormai non si può più tornare indietro nel tempo: diceva Eraclito, non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua di un fiume che scorre. Il momento giusto e significativo era proprio quello, ma è stato mancato o sfuggito. Può essere un’emozione, per esempio il ricordo di un uomo di non più giovane età di non aver baciato una ragazza perché vergognoso e timoroso di fare una brutta figura, quando invece al presente egli è cosciente che la ragazza avrebbe gradito un tale azione. Ora, l’uomo è cosciente di aver perso l’occasione di condividere una storia d’amore che sarebbe cominciata da quel bacio di allora.
Il sentimento di rimpianto continua in noi nel tempo come un rimpianto di aver perduto tante occasioni. Si unisce ad un senso di colpa per non aver avuto il coraggio di esprimere i nostri desideri al momento opportuno. Il bacio evitato a quel tempo diventa un simbolo della rinuncia che ci avrebbe valorizzato in tante altre circostanze e ci colpevolizza per la dimostrata propria insicurezza e della vigliaccheria di allora. Si, perché oggi non sarebbe più così, ma è troppo tardi!
Anche la nostalgia, che significa dolore del ritorno, è un’emozione che però può cronicizzarsi in un sentimento amaro se il ritorno non avviene mai.
Tuttavia, la nostalgia rappresenta tutto sommato uno stato d’animo positivo perché mantiene nella fantasia di chi è nostalgico quelle cose, cioè quelle esperienze, che sono state godute e quindi noi sentiamo che sono esistite. C’è sì una leggera tristezza, ma anche un’intima felicità che pur si mischia a un amaro sorriso: si pensa a come eravamo!
La musica, come una colonna sonora, e certe immagini appaiono in alcuni casi come visioni che ci ricordano situazioni felici che attivano la nostalgia.
Spesso oggetti ed immagini sono oggetto di ricordi nostalgici di giovinezza.
La nostalgia è in fondo anche disillusione.
Perché?
Tutti noi nasciamo con in testa una visione del mondo abbastanza ottimistico.
La famiglia spesso ci riempie di illusioni e di ottimismo attraverso infiniti messaggi che derivano dall’affetto verso di noi.
Il contatto con la realtà spesso è disilludente, perché le difficoltà sono inaspettate e a volte si inaspriscono ai nostri occhi.
La nostra immagine fisica ed estetica che appare allo specchio qualche volta ci delude.
La nostra salute rivela qualche acciacco, sperando di evitare malattie importanti.
Allora nasce la nostalgia di quando si stava bene e in salute, di quando l’estetica mostrava vigore e vitalità.
La disillusione può essere assai dolorosa, più della delusione.
Che differenza c’è?
La delusione implica la frustrazione di un’immaginazione che decade di fronte al reale che può essere più o meno amaro, più o meno forte.
La disillusione rappresenta il crollo di un progetto più ampio e complesso sul quale si era impostata la propria vita.
La nostalgia porta spesso a rimpiangere quindi la giovinezza e persino la sessualità e la propria intraprendenza verso tutto.
Spesso si sono costruiti progetti sia di lavoro, sia nel sognare sentimentalmente di vivere con l’altro, all’interno di una coppia, ricca di scambi affettivi, magari una famiglia con figli ben cresciuti. In tal caso la nostalgia ricorda le speranze non completate, ma solo disilluse.
La psicoterapia psicoanalitica è molto utile di fronte a una nostalgia dolorosa perché rappresenta un’occasione di ascolto di ricordare e ripristinare varie epoche soggettivamente importanti, non solo quelle storiche oggettive come il boom economico dell’Italia del dopo guerra.
Tali epoche trattate psicologicamente trovano nel Sé una nuova armonia e relativo aggiustamento nella propria identità.
Le epoche sono periodi di felicità durante i quali tutto andava bene nella nostra vita, ci sentivamo amati e amavamo, e il futuro appariva ottimo.
Alla base di certe illusioni c’è una forte disillusione della vita, perché l’illusione funzionava interiormente come un muro portante che sosteneva il proprio futuro, ogni sogno, ogni speranza.
Tutto ciò può condurre a un senso di crollo, a rammarico per le epoche sia soggettive che storiche-obiettive che si rivelano devastanti.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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