L’attrazione sessuale simboleggiata come stimolo subliminale è in genere associata al seno prosperoso.
Il seno nella donna e il pene hanno sempre rappresentato entrambi simboli sessuali attrattivi e promettenti per la procreazione, associati alla gioia di vivere, alla trasgressione, al peccato.
Nell’antichità greca e romana, era il membro maschile, il simbolo fallico che racchiudeva in sé procreatività e potere.
A quei tempi, a Roma circa duemila anni, fa capitava spesso di vedere esposti nelle case, nei templi e ovunque vari oggetti, boccali, sopramobili, a forma di fallo come portafortuna. Spesso il fallo era costituito da una grossa statua. D’altra parte quella romana era in antichità una società maschilista.
La diffusa superstizione romana diffusa per un largo periodo di secoli a partire dal mondo greco vedeva il pene come la bacchetta magica che poteva allontanare ogni guaio.
Il grande fallo era immaginato come un dono degli dei.
Raramente il seno veniva inneggiato come simbolo sessuale.
Il seno femminile rappresentava si nutrimento, ricchezza biologica per i neonati, quando la natività era scarsa e il seno s’identificava con il latte materno fonte di vita, ma poco era considerato un simbolo sessuale.
Comunque più grande il seno era, e più promettente appariva agli occhi della popolazione la generosità materna.
Come noto, in passato era evidente la contrapposizione tra abbondanza naturale dei prodotti della natura nella agricoltura del territorio, e povertà economica.
Gli dei (Egea, dea terra), erano pensati dal popolo come se avessero il potere di punire o premiare gli uomini anche attraverso la scarsità o abbondanza del raccolto del grano e i vari prodotti della terra.
Ma proprio l’abbondanza delle dimensioni del seno e del pene: quest’ultimo produttore di liquido seminale avrebbe favorito la procreazione, quindi ciò appariva indiretta ricchezza.
Insomma, le famiglie, dai nobili regnanti e patrizi per la trasmissione del regno, al mondo degli schiavi investivano sulla natura, sulle varie concessione degli dei.
Avere un seno abbondante e un pene grosso significava anche salute e felicità. Sino a non molti anni fa si augurava: salute e figli maschi, perché tanti maschi, quindi peni, avrebbero generato maggiormente sia lavoro, sia benessere, sia salute!
Certo che un seno sano non è troppo striminzito, perché la ghiandola mammaria potrebbe mal funzionare e la produzione del latte materno può risentire dall’ipoplasia (essendo troppo piccola), ma la dimensione e la forma del seno sono fondamentalmente dovute alla massa grassa che s’accumula o meno anche per questioni costituzionali e non significa produzione automatica di latte materno.
L’abbondanza del latte materno riguarda la salute e buon funzionamento della ghiandola mammaria e non dalle dimensioni del seno per il fatto stesso che è grande.
Non bisogna spaventarsi se il latte esce con fatica, cioè da pregiudicanti impressioni o dal parere di amici o parenti che sono spesso portatori di pareri sbagliati o da superstizioni.
Il seno femminile è indubbiamente uno stimolo alla sessualità perché caricato da anni di sovraimpressioni, ma queste impressioni sono sempre molto soggettive .
Un seno piccolo può essere altrettanto attraente, di un seno grande, dipende dalla forma , dalla tonicità.
Forse la tonicità del seno e anche in senso di forma anatomica, di capezzolo e la turgidità può essere più evocante il desiderio sessuale. Il seno cadente certamente penalizza un poco la donna molto giovane, ma non è mai detto che sia così!
Anche il pene grande appare molto attraente per tutti solo per ragioni sessuali, perché non corrisponde alla capacità riproduttiva.
Avere un seno grosso e prosperoso è ancora il desiderio di molte donne, anche se non tutte si rendono conto realmente di alcuni inconvenienti verso i quali possono andare incontro.
Difficoltà di praticare attività fisica, comprare un reggiseno bello, ma non adatto alla forma del seno o dimensioni.
Molti ricercatori statunitensi, per esempio di Psychology Today, le sensibilità maschili a proposito del seno sono cambiate.
Il seno piccolo piace molto a parecchi uomini che sono in aumento: sembra che le donne siano più intelligenti e sensuali, evidentemente una sensualità diversa da quella del passato.
Non mi pronuncio per quanto riguarda l’Italia.
In particolare, il seno piccolo, forse non troppo, ma tonico e ben fatto fa assomigliare le donne all’uomo. Queste donne sembrano più attive, più decise, più pratiche e ci si immagine che questo accada anche a letto.
Le donne con un seno voluminoso, spesso anche per via di un po’ di tessuto adiposo in eccesso, sono associate all’allattamento, alla maternità, alle smancerie, alla tenerezza, al coccolare il bambino che abita l’uomo adulto.
Le donne formose appaiono sempre attraenti, soprattutto per le classi sociali meno abbienti, che forse sono interessati all’abbondanza, mentre gli uomini in carriera si circondano di donne longilinee, con un seno piccolo, ma tonico che promettano all’uomo una complicità un po’ fantasiosa e perversa.
Sembra che non sia sempre abbellente fare interventi al seno per ingrandirlo, a meno che non sia accettabile dalla donna per altre ragioni estetiche.
Perché la donna longilinea con poco seno dovrebbe apparire più intelligente della donna con un seno prosperoso?
Si può immaginare anche grazie a molte interviste sull’argomento, che alcuni uomini vedano la donna con seno grande come se si fosse dedicata e si dedicasse alla seduzione grossolana, quasi volgare (certo dipende dal volume del seno) e che quindi appare come se fosse poco intelligente.
Si tratta di un preconcetto, ma che nell’immagine sociale ha il suo valore.
Mi sembra che la moda dell’unisex prosegua nel costruire prototipi dove tutto ciò che assomiglia a una dieta povera per non ingrassare alimentando spesso sintomi di anoressia nervosa
La donna intelligente sembra dunque dover essere magrissima, attiva, simile all’uomo, un po’ perversa sessualmente, con un seno fibroso e non con un filo di grasso, raffinata come le top-model e non ricordi la madre dalla quale si è stati allattati.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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