Penso che la fiducia sia alla base di un rapporto di coppia che funziona.
La fiducia implica la necessità di raccontare al partner cosa sta succedendo a se stesso/a, all’altro, alla coppia e di contare sul fatto che lui o lei possa e siano in grado di comprendere quel che gli si racconta. Comprendere non solo cognitivamente, ma di empaticamente, introspettivamente, cioè che sia in grado di mettersi nei panni dell’altro con i propri sentimenti e emozioni.
Se io sono in grado di fidarmi di te sul fatto cioè che assumerai ciò che ti racconto, anche se non gradevole nel modo giusto, secondo le nostre tradizionali intese, confidenze e complicità.
Io so che tu sai essere compatibile con la mia personalità, quindi confido che ci siano buone speranze d’intesa, che il conformismo non prevarrà, l’eventuale senso di vendetta tanto meno, perché immagino, che sarebbe ben contenuto, addirittura non esisterà per niente.
Il dialogo tra noi potrà riavviarsi come sempre è avvenuto e forse ci sarà anche qualcosa di costruttivo tra noi e migliorativo il nostro rapporto.
Il silenzio che spesso nella coppia può indicare serenità, comprensione, sentirsi insieme senza parole perché non sono necessarie, può invece nei casi di una certa crisi indicare il gelo che si crea.
La glacialità di una comunicazione nella coppia nasce perché i partner non sanno cosa dirsi o meglio dovrebbero esprimersi in maniera scostante, aggressiva, polemica e quindi entrambi o uno dei due preferisce non esprimersi e prende tempo anche per mancanza di coraggio o per eccessiva prudenza.
Se ci si abitua al silenzio, la coppia perde la caratteristica più importante e rinnovativa della coppia che è data dal dialogo stesso dinamico e potenzialmente resiliente.
Il silenzio si trasforma rapidamente in potenziale critica, disapprovazione, giudizio negativo: crea una situazione assai simmetrica dove uno dei due si impossessa di una sorta di potere su l’altro e può anche usare questo potere per manipolarla/lo.
Si configura la presenza di un partner che subisce scarsa considerazione o disprezzo da parte dell’altro.
Si sente nel clima della coppia una certa indifferenza, un atteggiamento difensivo da parte di entrambi.
Le comunicazioni verbali sono a base di uhmm o ni, o fai come vuoi tu !
Quando qualcuno parla, l’altro è assente e non ascolta se non come risonanza del suono della voce, ma non nei contenuti del discorso.
Poche situazioni vengono condivise dalla coppia, particolarmente solo quelle di carattere logistico, e tra le prime a cadere potrebbero esservi quelle occasioni sessuali, anche se in alcuni casi certi bisogni egoistici possono far sorvolare parzialmente i partner su questo punto. In genere la rabbia che scorre nella coppia impedisce il desiderio sessuale.
Se le frequentazioni degli amici sino a poco tempo prima erano all’incirca le stesse, in stato di crisi, non del tutto espressa, si diversificano nettamente, quasi a voler esprimere libertà, indipendenza, ripicca, un po’ di vendetta.
Naturalmente se la situazione si mantiene in questo modo, il rischio per la coppia consiste in peggioramento graduale della relazione che potrebbe trascinarsi per molto tempo specialmente se ci sono figli piccoli prima di arrivare alla rottura.
Se la crisi invece non è profonda, cioè la stima, e la considerazione, la tenerezza verso l’altro persiste, il dialogo come dicevo all’inizio a sua volta basato sulla fiducia permette di riagganciare il rapporto in modo propizio. Spesso alcuni amici aiutano lo scopo ricostruttivo, ma una psicoterapia singola o di coppia è naturalmente in genere più efficace.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Soffermandomi sull’immagine che accompagna il post, pensavo come il silenzio abbia più volte caratterizzato il rapporto di coppia tra i miei genitori, durante la mia adolescenza, forse non sapevano cosa dirsi, ma io lo percepivo come una sfida: ognuno dei due non voleva mostrarsi “debole” nel fare il primo passo e mettersi nei panni dell’altro per provare a capirsi
Personalmente, poi, trovo questa non-comunicazione inutile, poichè ciaascuno mantiene le proprie posizioni convinto, forse, di dover sostenere un “ruolo fragile” ed evita il confronto, invece, se il dialogo nella coppia è ricco di risorse e piacevole profondamente, può aprire ad una comprensione.
Aggiungerei che la sessualità vorrebbe essere parte rilevante del dialogo, non espressione egoistica di bisogni in parte inelaborati, diversamente mi chiederei se si cerchi più un “riconoscimento” di Sè che una relazione?
Raffaella