La società ci controlla tecnicamente attraverso le videocamere quando giriamo a piedi per strada o negli Istituti privati, in auto con gli autovelox, il telepass in autostrada, attraverso il telefono nelle nostre conversazioni, i video-citofoni, le agenzie fiscali attraverso il conto corrente, il denaro tracciabile attraverso le carte di credito.
Noi possiamo controllare attraverso i social le persone che conosciamo e anche quelle che non conosciamo. I baby-monitor permettono di vedere anche i bambini in un’altra stanza e le videocamere antifurto ormai vengono usate anche per monitorare gli anziani genitori non più indipendenti. Lo stesso accade in ospedale per quanto riguarda i pazienti inabili. Stazioni di treni, porti e aereoporti sono video-sorvegliati in tanti ambienti.
Luoghi istituzionali, banche e case private sono circondate da videocamere e tanti altri strumenti di controllo.
Che dire dei satelliti che vedono tutto, anche a pochi centimetri, in ogni Paese grazie al gps?
Questi controlli fanno parte di una legittima sorveglianza che giustamente cerca di prevenire atti incivili, violenti, criminali, insomma una serie di reati possibili. Controlli ammissibili finchè restano nell’ambito della sorveglianza.
La sorveglianza operata dallo Stato in occidente presuppone un Paese democratico e quindi il rispetto sulla privacy, pertanto chiede un’identità riassunta nel documento identitario, un codice fiscale e un codice sanitario e infine un codice che offra il diritto/dovere a votare politicamente. Queste sorveglianze-controlli sociali assicurano protezione ai fini di garantire la libertà a ogni singolo cittadino, in base della Costituzione.
Ma che dire del modello del Grande Fratello creato nel 1984 dal romanzo di G. Orwel?
Si tratta, come si sa, del concetto secondo cui ogni persona è sempre super-controllata dall’altro, in questo caso dal dittatore, personaggio immaginario che l’autore descrive nel libro.
La voce affettuosamente ironica che, nel romanzo, risuona attraverso la televisione a tutti abitanti all’interno della propria abitazione, da uno schermo che al contempo guarda, controlla, vede ed esclama continuamente il Grande Fratello vi guarda…
La società dittatoriale, con affetto, contempla se stessa e verifica il proprio assoluto controllo piramidale da parte del dittatore.
La fantasia del libro serve ad augurarsi e a prevenire che ciò non avvenga mai, ma nessuno ne può esser certo.
Nella vita privata pochi hanno presente che anche esistono molti controllori nelle famiglie.
I controllori possono essere rappresentati dai mariti, ma possono essere anche mogli e figli.
Si controlla l’altro per gelosia, e altro, a causa di una fantasia di possesso che sembra a molta gente lecita, ma che in realtà non lo è affatto.
Il bisogno e il desiderio affettivo verso l’altro non equivale minimamente al possesso dell’altro. I femminicidi, gli uxoricidi, parricidi, matricidi o infanticidi denunciano infatti principalmente la follia del possesso umano e della persona, ritenuta inconsciamente legittima dall’uccisore, che cioè ipotizza inconsciamente di avere sotto il suo possesso e controllo colui o colei che uccide.
Ma esistono controlli sempre patologici e di maggior gravità. Sono i controlli esercitati in famiglia durante la convivenza, che non riguardano la gelosia.
Sono i controlli ossessivo-compulsivi: il disturbo si presenta come rituale che serve a evitare una situazione fobica che disturba il soggetto, cioè rappresenta un bisogno di controllo che fa credere, fantasticando, al soggetto di essere protetto. Se egli temesse di ammalarsi, per esempio di coronavirus, potrebbe lavarsi le mani continuamente con molte ripetizioni sino a che la pelle, ormai secca, cominci a desquamarsi e a produrre un rossore con probabile infezione dolorosa.
La soddisfazione masochistica di lavarsi le mani, per allontanare la probabilità di ammalarsi, può portare il soggetto a chiudersi in una coazione a ripetere cronica.
Il soggetto non può interrompere certi rituali, perché altrimenti l’angoscia di ammalarsi aumenterebbe più intensamente che all’inizio della paura per il virus, considerato da esso letale.
Se l’ossessivo è terrorizzato anche per il proprio figlio o figlia, per ogni spostamento questi ultimi si sentirebbero torturare in modo analogo, costretti a sentirsi sgridare continuamente, obbligati a non poter uscire di casa, a lavarsi le mani accuratamente sapendo di essere massicciamente controllati, ecc..
Insomma certi disturbi di carattere abbastanza importanti rovinano la qualità della vita, sia del soggetto, sia degli altri che convivono con loro.
La azioni che implicano rituali di controllo sono spesso propiziatorie e servono anche a evitare incidenti potenziali. Molte mamme affliggono i loro figli, già grandi, con rituali che scongiurano di essere investiti da auto o avere incidenti mentre si guida un’auto.
Queste persone, spesso, usano rituali magici dovuti a superstizioni e credenze e debbono recitare frasi particolare affinché non accadano certi eventi indesiderati.
La società tecnologica odierna, che è rappresentata anche dall’uso di computer, smartphone e tablet, mette queste persone ossessionate in una situazione molto favorevole a controllare perfettamente ogni cosa anche se non immediatamente a vista d’occhio.
A parte questo eccesso è bene non confondere il controllo patologico descritto con le ordinanze per il coronavirus, con cui non si scherza.
Non frequentare luoghi affollati, lavarsi bene e frequentemente le mani, non abbracciare gli amici o simil-persone e dare loro la mano per il saluto, mantenere un metro abbondante da ciascun cittadino.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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