Sottovalutazione dell’immagine della violenza trasmessa

Sottovalutazione dell’immagine della violenza trasmessa

Non ci sarebbe bisogno di premettere che i bambini e adolescenti seguono i modelli che gli adulti offrono loro.

Penso che il cinema e la televisione, possano costituire un’eccezione se gli spettacoli e i programmi sono seguiti dai ragazzi con la vicinanza rassicurante di un adulto che eventualmente senza commentare la visione assicuri con la propria presenza.

I bambini e giovani adolescenti mentre assistono a uno spettacolo, tengono d’occhio l’espressione del volto dell’adulto che hanno accanto. Si tratta comunque di un contesto virtuale che viene chiarito sin dall’inizio, e che di per sé perder il il valore che l’impatto emotivo creerebbe nella vita esterna. La televisione e il cinema fanno parte per il ragazzo di un mondo di sogno e di fantasia a volte anche perturbante , ma ridimensionabile in se stesso come se fosse un gioco.

Se l’adulto non offre segnali di scandalo, d’irrequietezza, di emozioni particolari, eccetto il sorridere e di divertirsi il messaggio che giunge e risulta particolarmente rassicurante e divertente anche per il ragazzo.

All’interno della famiglia i messaggi cambiano. Il ragazzo si trova all’interno di un teatro che è quindi agito nel reale. I personaggi, per esempio i genitori, se litigano tra loro, il ragazzo, piccolo o più grandicello, se ne accorge e rimane impressionato in una certa misura .

Naturalmente, è automatico abituarsi al carattere degli adulti che viene trasmesso, quando siamo piccoli in età: certi modelli di comportamento sono introiettati nella mente, cioè nei vari reparti mentale, all’interno dei quali si contraddistinguono vari settori come: settore pericolo, settore buono o cattivo, drammatico, triste, depressivo ecc.

Infine c’è il settore violenza.

La violenza può, come sappiamo, essere verbale, ironica, ricattatoria, svalorizzante, basata su false verità, inviata tramite mimica espressiva, silenziosa e infine espressa fisicamente.

Quella fisica è ai nostri tempi, assai traumatizzante. Se poi, accade un omicidio è inutile descrivere quanto tale evento può bloccare lo sviluppo psichico di un ragazzo.

I fatti drammatici compiuti dai soldati dell’Isis sono già, anche se ci giungono indirettamente, anche se non tanto, sono scioccanti e disorientanti per tutti per la palese terrorizzante crudeltà, immaginiamo cosa possono sentire i ragazzi!

E’ chiaro che i genitori funzionano come mediatori della realtà esterna e del reale (quello che è alla portata di mano) tra verità e sogno. Cercano di abituare i ragazzi alla vita reale di oggi non raccontando solo tante favole di Natale dove il mondo appare buono e sognante. La canzone di Wall Disney nel cartoon film, Cinderella non rappresenta la realtà: I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor. Nel sonno ci sembra veri e tutto ci parla d’amor.

In ogni modo, non dobbiamo meravigliarci se i ragazzi inspiegabilmente per i genitori, i ragazzi prendono a delinquere e usano la violenza su tanti piani differenti.

Alcune scene in famiglia che apparentemente non vengono considerate, possono offrire una visione del mondo tanto deludente quanto materialistico, violento e opportunistico. E’ bene che i ragazzi accettino anche questo tipo di realtà , ma l’illusione di cui alcuni si nutrono all’inizio della loro vita dovrebbe ridursi gradatamente e non cadere all’improvviso su un fatto drammatico come vediamo che spesso viene svelato. La violenza è diventata un trauma – routine?

I genitori spesso non si accorgono di essere sempre sotto osservazione dai figli che ne studiano i comportamenti nei minimi dettagli e assorbono tutto quel che accade in questo teatro famiglia.

Risulta certo difficile per i genitori controllare ogni propria emozione o comportamento, ma sarebbe bene tenere conto di essere osservati attentamente come modelli importanti: spesso è dovuto ai figli dare loro conto di certi propri eccessi di comportamento affinché questi vengano metabolizzati opportunamente. Sarebbe utili aggiustare le eventuali incongruenze e vederne insieme il senso.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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