Alcune persone che vanno in vacanza al mare in questi giorni estivi, si rifiutano di fare il bagno in acqua marina.
La maggior parte delle persone accetta il bagno con piacere e divertimento, quindi senza alcuna difficoltà.
Molte persone che prendono il sole nelle spiagge italiane accettano di fare il bagno con molta prudenza: giustamente attendono le ore adatte dopo i pasti temendo possibili congestioni.
Mi è stato confessato che spesso è temuta l’acqua fredda, di mettersi in costume adatto e poi cambiarlo, di non sentirsi in forma esteticamente.
Sono in effetti in aumento l’uso di scarpette da scoglio perché, ascoltando alcune ragioni di diffidenza si sente anche qualcuno teme che l’acqua del mare sia sporca di alghe o altro e che si incontrino pesci pericolosi come le murene, le meduse velenose, i ricci pungenti, gli scogli sott’acqua taglienti, i pesciolini ragno provvisti di un pungiglione velenoso che infetta e arreca dolore al piede quando lo si calpesta inavvertitamente anche perché è difficile vederlo tra la sabbia e le onde del mare nella battigia .
Qualcuno dichiara in modo esplicito di aver paura dell’acqua marina: può improvvisamente gonfiarsi il mare e comunque è meglio munirsi di ciambelle di salvataggio e altri galleggianti a forma di animali di varie forme di tutti i colori, adatti a dar sicurezza al bagnante.
Molte persone non ci provano nemmeno ad avventurarsi in acqua marina,
La paura del mare, (talassofobia) a volte aumenta e si trasforma in vero terrore.
Quali angosce può risvegliare in noi considerando che tutti nasciamo, dopo che ci siamo costruiti a sufficienza nel liquido amniotico materno.
Inoltre, secondo gli studiosi delle ere biologiche, la vita degli animali e degli esseri umani si costituisce nel percorso evolutivo di migliaia di anni, per gradi, nell’arcaico mondo acquatico degli oceani attraverso la combinazione di alcuni minerali e aminoacidi ancestrali.
L’acqua del mare dovrebbe essere una materia compatibile con la vita umana.
Non ci possiamo certo nascondere che il mare può rappresentare un grande minaccia alla stessa vita non solo umana, ma di tanti esseri viventi.
I marinai pur affascinati, lo temono molto. Il mare va ben conosciuto e mai preso alla leggera dicono insieme a tantissimi navigatori della storia.
Il mare può annegarci, allontanarci dalla terra, disorientarci totalmente, se finiamo lontano dalle rive.
Il mare, specialmente gli oceani, possono rappresentare e essere percepiti come uno spazio senza limiti, infinito che risuona in noi come lo spazio interplanetario nel quale si perderebbero i contatti con la vita se ci inoltrassimo incautamente.
Freud con Il Peturbante del 1919 descrive come noi possiamo essere angosciati e sconvolti da persone e situazioni con cui entriamo in contatto in base a certe argomenti che emergono nella relazione.
Questi tematiche debbono già essere e in noi , ma del tutto sconosciute a livello del mondo inconsapevole!
Il percorso ad orientamento psicoanalitico ad esempio potrebbe essere temuto da qualcuno perché lo farebbe entrare in contatto con parti di se stesso che ci disturbano (e che sono quelle che inconsciamente in realtà miriamo a risolvere).
Fare il bagno dentro ciò che non conosciamo di noi stessi perché è materiale inconscio, può angosciarci, anche se non ce ne sarebbe ragione.
Se ce ne fosse motivo, conoscere insieme a chi è competente, sarebbe meglio che essere sorpresi ad un certo punto della vita da nostre reazioni psicologiche inaspettate o da certi sintomi indesiderati.
Certo è che inoltrarsi laddove non si è già stati può spaventare, così come può spaventare immergersi in acqua marina sino a dove non si tocca con i piedi il fondo.
Per alcuni anche quando si tocca il fondo del mare, questo fondo può rappresentare un pericolo, perché non si vede bene quel che si tocca. Tutto è piuttosto torbido, quindi può essere perturbante.
Certamente si può riconoscere che il mare mosso agiti anche la mente e generi ansia, perché l’acqua può risucchiare.
Negli oceani il risucchio delle onde è per noi europei di norma molto forte, forse troppo se non si è allenati per bene.
Si rischia di essere sormontati dall’acqua e sentire il capo travolto dalle onde del mare, senza più riferimenti con la spiaggia: l’esperienza può essere vissuta in modo traumatico, specie da chi ha bisogno di mantenere tutto la propria vita sotto il proprio perfetto controllo.
Molte persone a causa di certi pensieri ossessionanti non imparano a nuotare, perché l’idea di avventurarsi in acqua diventa persecutoria.
Ricordo che quando ero molto piccolo tentavano in parecchie persone di insegnarmi a nuotare: io mi rifiutavo terrorizzato di imparare.
Sempre molto piccolo, ricordo che una mattina stavo guardando il mare e un cane entrò nell’acqua per giocare con il proprietario. Amavo sin da allora i cani e così mi identificai profondamente con quel piccolo cane. Vidi che ruotava le zampine in avanti per galleggiare e nuotare.
Spontaneamente e subito mi gettai in acqua, e presi a imitare i movimenti del cane.
Se può lui forse posso anch’io – pensai. Avevo a quel punto già imparato a galleggiare da solo, senza alcun salvagente.
In seguito avrei imparato i vari stili di nuoto.
Racconto questo episodio per comunicare che la spontaneità non si impara con la costrizione, né con il ragionamento.
Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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