Sono quelle infermiere o infermieri, medici di entrambi i sessi o altri ancora che uccidono pazienti in ospedale, o in case di riposo, nelle case private. Le vittime sono spesso anziane o comunque costrette a subire quel che sanitari perversi somministrano loro in nome di una presunta eutanasia. L’eutanasia però é sempre richiesta dal paziente cosciente, ma in questi casi ciò non avviene. Comunque in Italia l’eutanasia é un atto contro la legge.
Questi perversi sanitari , denominati angeli della morte, che uccidono per piacere irrefrenabile rappresentano perciò l’opposto degli angeli del focolare. Per comprendere tale psicopatologia, occorre allargare l’osservazione del fenomeno omicida con ipotesi che sono tanto vaste quanto con cause multifattoriali.
Secondo tale approccio, direi che il soggetto di delitti seriali sia esposto a predisposizioni ontogenetiche che possono influenzare il loro comportamento perverso e criminale: forse sono presenti fattori biologici, uso di stupefacenti, storie di abuso durante l’infanzia, isolamento sociale. Possono essere coinvolti a materiale pornografico, e comunque il comportamento sociale appare di tipo psicopatico ecc.,
Tali fattori possono contribuire insieme e separatamente a spiegare l’atteggiamento compulsivo e delittuoso seriale.
A me sembra si tratti di una terribile compulsione psicopatologica che si può aggiungere ad altre che ho studiato in passato, ma questa la considero, la più terribile. E’ sempre in tali atti omicidi una componente di eccitazione che si collega alla sessualità pervertita, anche in modo latente.
E’ probabile che eventi traumatici del passato nel corso della loro vita, come la separazione dei genitori vissuta come drammatica e come un tradimento, esperienze di maltrattamenti e di abusi durante l’infanzia, l’assistenza a scene di violenza, possono essere sperimentate come fantasie che possono essere agite in modo ripetuto e cronico e per questo motivo si ripetono senza fine.
Si può pensare anche a un difetto nell’attaccamento insicuro degli affetti, (J. Bowlby). E’ come se l’amore non sperimentato come autentico, ma sempre come falso, conduca i criminali a sentire una sfrenata eccitazione che, associata alla vendetta, solleciti a sperimentare uno speciale piacere nel sopprimere e alle azioni di disprezzo, dominio (M.Klein) di coloro la cui salute non è buona. Le azioni sono prive di ogni scrupolo, e rappresentano un trionfo di per sé con l’attuazione del crimine stesso. Esiste mentalmente in questi soggetti capaci di delitti seriali e compulsivi una specifica personalità criminale, fondata ul vuoto psichico.
Mi viene in mente, tra i tanti uccisori seriali, lo strangolatore di Boston il quale era si, un’omicida seriale compulsivo, ma non si eccitava trionfando con i farmaci, ma con il con il piacere eccitante, diremmo più artigianale, perché si sporcava le mani.
La metafora del Dott. Jacky e Mister Hide ritorna alla mente anche come personalità dissociata, uno splitting memorabile!
Vi sono anche alcune componenti che i perversi manifestano possono essere definite come una bomba interiore devastante, che lo psicoanalista Kernberg ben definisce narcisismo maligno nei suoi studi sulla perversione (che almeno in un’ottica psicoanalitica costituisce la mancanza di una visione unitaria dell’oggetto. Il narcisista maligno significa che soffre di disturbi narcisistici della personalità che compensa eccitandosi e trasformandosi in una personalità grandiosa , ma per giunta distruttiva e maligna. Il potere del farmaco che ha sul corpo aggiunge un potere tanto pulito quanto assoluto e perfetto, il Dominio sull’oggetto, (l’essere umano é considerato un oggetto biologico) permette al soggetto perverso e malato di grandiosità di evitare il confronto con l’omicida comune, volgare e al pari di ogni narcisista, ma con maggiore intensità, annulla la realtà esterna, cancella l’oggetto, visto come preda disponibile per essere spolpato di ogni dignità vivente per vedere annullato.
Il narcisista maligno fa collezioni di oggetti da sottomettere, da uccidere per dimostrare la propria onnipotenza. È come se rimanesse fissato in tentativo riparatorio usando la morte. La conoscenza della medicina rafforza il senso di potere.
Gli oggetti del mondo esterno rappresentano identificazioni proiettive maligne che mettono in discussione la propria immagine di Sé: si debbono salvare, ossia salvarmi uccidendole.
Infermieri e infermiere, medici uccidono con piacere vittime inerti, che enfatizza il piacere di donare non la vita, ma la morte e ciò costituisce una sorta di autodifesa dal sentimento di dissoluzione, di nichilismo, di vuoto e rabbia che vivono in se stessi.
L’orgasmo derivato dal potere assoluto sulla vittima, oggetto del bisogno primitivo e vendicativo supera di molto l’appagamento sessuale.
Questi crimini coperti da una presunta pietà per l’ammalato che il sanitario possiede completamente, nasconde un forte e intenso bisogno animalesco come un bisogno di sbranamento primitivo che fa sentire vitale chi uccide mentre si sente morto.
Roberto PaniSpecialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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Leggendo, continuo a domandarmi che ruolo abbia realmente la psicologia come elemento di formazione e supervisione di professionalità sanitarie.
Inoltre, mi chiedo se, sempre in ambito di formazione, non possa essere rilevante elaborare un’immagine differente del malato o comunque di colui che si affida e diventa, per alcuni, quasi un’emblema dell’impotenza.
In altri termini. ci sono risorse che, al di là della malattia e della sofferenza, rimangono importantissime: penso alla memoria, alle esperienze vissute che anche quando si frammentano nei ricordi e nelle parole continuano a raccontare una vita: è un pò come rileggere, allora, anche una parte di Sè ferita come una possibilità di sentire “l’altro”, piuttosto che onnipotentemente negare ogni sensazione?
Raffaella